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An archive that publishes, a publisher that archives — Publishing Lab

An archive that publishes, a publisher that archives

Text by Irene Sgarro

Schema delle modalità di operazione di The Serving Library. Link

Oggi più che mai è evidente come la realtà digitale e l’evoluzione della tecnologia abbiano contribuito alla ridefinizione radicale del concetto di publishing, inteso non più soltanto come attività editoriale classica, ma come termine che pone in primo piano l’atto del rendere qualcosa di pubblica conoscenza. Questa nuova e ampliata accezione del pubblicare viene abbracciata in particolar modo da progetti editoriali sperimentali spesso legati all’ambito artistico che, non a caso, permette un’autonomia decisionale e una libertà operativa difficilmente riscontrabili in contesti commerciali. Allo stesso tempo, alla volontà esplicita di sondare nuovi campi di indagine si affianca una necessità tecnica, spesso legata a limitazioni economiche o burocratiche. Proprio la presenza di ostacoli al modello tradizionale si tramuta quindi in un’occasione per sperimentare con modalità di produzione, finanziamento o distribuzione alternative a quelle del publishing commerciale. I modelli istituzionali non vengono soppiantati del tutto da quelli alternativi, ma piuttosto ne sono affiancati: è in questa zona d’intersezione tra pratiche tradizionali e spinte sperimentali che fioriscono progetti indipendenti caratterizzati dal comune obiettivo di fornire piattaforme aperte e comunitarie per la diffusione culturale.

Un progetto che sperimenta con le modalità di pubblicazione e di disseminazione di contenuti è The Serving Library1, iniziato nel 2011 da Stuart Bailey, David Reinfurt (entrambi Dexter Sinister) e Angie Keefer con la pubblicazione del primo Bulletin of The Serving Library. Il fulcro di The Serving Library ruota attorno al concetto di archivio pubblico, manifestato nella forma di “1. un ambizioso sito web pubblico; 2. un piccolo spazio adibito a biblioteca; 3. un programma di pubblicazioni che passa attraverso i punti 1 e 2”2. Se Dexter Sinister aveva operato come un “just-in-time workshop and occasional bookstore”3 attivando un seminterrato di New York come luogo di lavoro, spazio espositivo e per eventi, bookshop e distributore, The Serving Library ne rappresenta una naturale evoluzione4, cominciando a operare nel momento in cui Dexter Sinister (almeno sulla carta) chiude i battenti5. Allo stesso modo, anche i Bulletins rappresentano un’evoluzione di Dot Dot Dot, ma ne amplificano ulteriormente l’intento “just-in-time” — inteso non tanto come velocizzazione del processo di pubblicazione, quanto come un modo di intendere determinati aspetti del publishing contemporaneo6 — attraverso una standardizzazione sia progettuale (l’impaginazione di ogni pubblicazione si basa su un template predefinito, progettato in modo da essere fruibile con qualsiasi medium, dal digitale alla carta) che distributiva. Nonostante la pubblicazione di un journal, sarebbe ridut­tivo considerare The Serving Library esclusivamente attraverso il suo aspetto di realtà editoriale. Esso è in primo luogo un archivio di oggetti, artefatti e libri collezionati a partire dal 2004 e usati come punto di partenza di una discussione per la creazione di brevi testi; ma è anche un archivio che risponde al “ruolo mutevole della libreria come punto di produzione, invece di contenere sem­plicemente una collezione fissa o circolante”7. Allo stesso tem­po, la pubblicazione di testi sia online che in versione cartacea viene sfruttata come base per interrogarsi sulle modalità di diffusione e di declinazione delle informazioni mentre passano da un formato all’altro e da un network all’al­tro, ma è anche un ragionamento sull’inflessibilità dei tradizionali canali di pubblicazione.

Alla base di ogni pubblicazione vi è un processo che ha come punto di partenza la collezione di The Serving Library: gli oggetti e gli artefatti vengono usati come base per la stesura di saggi che vengono inizialmente pubblicati online individualmente in formato pdf, e successivamente (a cadenza semestrale) assemblati all’interno del journal Bulletins of The Serving Library, stampato e distribuito separatamente negli Stati Uniti (tramite Dexter Sinister sul sito di The Serving Library) e in Europa (in collaborazione con Sternberg Press e Motto Distribution). Allo stesso tempo, gli oggetti rappresentati nella pagina stampata (e non) vengono esposti all’interno di gallerie o musei, rovesciando così la gerarchia di importanza secondo la quale nei Bulletins i testi emergono rispetto alle immagini. Questa operazione parallela non sminuisce però il valore della pubblicazione, che resta fondamentale all’esposizione per la comprensione della connessione tra gli oggetti esposti e del loro valore; invece, essa favorisce la creazione di un dialogo — sotto forma di una serie di discussioni pubbliche — necessario ai fini della comprensione degli oggetti. Il punto di arrivo è quindi proprio il dialogo che si crea tra le parti, ovvero il comprendere che “il motivo per cui le cose vengono fatte così è esattamente questa conversazione tra le due parti”8.

Parte dell’esposizione di The Serving Library presso Tate Liverpool (7 novembre 2014 – 8 febbraio 2015). Link

L’archiviazione dei Bulletins sul sito di The Serving Library rappresenta un nodo centrale all’interno dell’operazione di pubblicazione e distribuzione. Essa è sia un modo per “sperimentare con nuovi modi di organizzare e pubblicare le informazioni”, che per “incarnare il ruolo in evoluzione delle istituzioni tradizionali”9. Nell’intento di The Serving Library, fornire una piattaforma digitale significa uscire dalla traiettoria abituale della pubblicazione e distribuzione commerciale; allo stesso tempo, è fondamentale la presenza di uno spazio fisico (la sede di Liverpool) che richiami l’idea di biblioteca/archivio aperti (e addetti a una funzione sociale10), dove le risorse possano generare e mantenere “una rete di informazioni condivise che serve gli interessi comuni di una comunità impegnata” (“a committed community”)11.

È a partire da queste intenzioni, e dalla possibilità di usufruire di uno spazio fisico nel quale ospitare seminari, workshop e lezioni, che The Serving Library si inserisce all’interno della sfera didattica, al punto che “l’aspetto didattico non è meramente un’attività supplementare di The Serving Library, semmai ne è diventato il fulcro”12. In collaborazione con università locali e internazionali, e per periodi di tempo variabili dal singolo giorno di visita all’intero se­­­mestre, gli oggetti all’interno dello spazio e i Bulletins si trasformano in materiale didattico dal quale partire per lo sviluppo di progetti e dibattiti. L’interessante idea di fondo che guida un programma di questo tipo è che, “mentre l’educazione liberale soffre gli effetti di un’inarrestabile aziendalizzazione e sterilizzazio­ne, The Serving Library è determinata a offrire uno spazio per l’insegnamento in cui l’ambiente stesso conduce al pensare e al fare”13. Lo spazio diventa quindi una struttura attiva, dove i saperi dell’arte e del design si intersecano e interagiscono in una collezione di oggetti e libri.

The Serving Library rappresenta un esempio emblematico dell’ibridazione tra le dinamiche dell’archivio e quelle della casa editrice, resa possibile soprattutto grazie alla condizione tecnologica contemporanea. La compenetrazione tra le conoscenze provenienti da campi diversi favorisce uno sviluppo di forme di diffusione del sapere e di modelli economici sperimentali, condizione che si riscontra anche in ambito accademico con un crescente numero di publisher digitali che fanno uso di metodi di divulgazione alternativi. Un buon esempio è la collana Living Books About Life14 pubblicata da Open Humanities Press, comunità internazionale di accademici il cui obiettivo è di “promuovere un sapere open access attraverso journal, libri e l’esplorazione di nuove forme di comunicazione accademica”15. Ogni pubblicazione della collana è dedicata a una specifica disciplina scientifica (alcuni esempi sono l’agricoltura, la bioetica, l’energia, la neurologia, la farmacologia) e viene composta attraverso un’operazione di riconfezionamento e aggregazione di paper accademici disponibili attraverso l’open access. Il tema unificante delle discipline e delle ricerche selezionate è la vita e, contemporaneamente, la stessa collana Living Books About Life è “coinvolta nel ripensare ‘il libro’ stesso come un’impresa vivente e collaborativa”16: i libri della serie sono infatti “viventi” perché aper­ti a processi collaborativi di scrittura, di modifica, di aggiornamento, di commento da parte dei lettori, di remix dei materiali. Il risultato finale è quindi la rappresentazione di uno scambio attivo tra curatori e lettori che, attraverso la possibilità di intervenire nei processi di produzione, influenzano il contenuto delle singole pubblicazioni.

On performativity, primo volume della serie Living Collections Catalogue. Link

Seppure sfruttando procedimenti diversi rispetto a Living Books About Life, la definizione di “vivente” si ripropone in un esperimento editoriale promosso dal Walker Art Center nel 2009. Living Collections Catalogue17 è una collana online in cui ogni pubblicazione presenta saggi multimediali il cui contenuto ruota intorno a opere presenti all’interno della collezione del museo. I lavori menzionati nei saggi si collegano alle rispettive schede delle opere presenti nel da­tabase del Walker Art Center, evidenziando la natura dinamica sia di ogni pubblicazione che dell’archivio: “le informazioni nel database vengono aggiornate sulla base di nuove ricerche e pre­sentazioni, mentre i saggi vengono presentati in tutte le loro versioni e sono citabili in modo da avere un indirizzo permanente dell’informazione che viene referenziata”18. L’ibridazione che viene messa in atto tra il database di una collezione e gli ambienti digitali di lettura continua quindi a evolversi con la pubblicazione di nuovi volumi, ma anche con l’aggiunta di nuove funzionalità o con il perfezionamento della struttura digitale che li ospita.

Notes

  1. Progetto multidisciplinare avviato da Stuart Bailey, David Reinfurt e Angie Keefer nel 2011. Usando diverse forme di pubblicazione — un sito web come archivio, uno spazio fisico adibito a biblioteca, i Bulletins of the Serving Library (pubblicati a cadenza semestrale) e un programma di esposizioni e seminari — The Serving Library ripensa il tradizionale ruolo dell’archivio-biblioteca come piattaforma per la disseminazione di contenuti. Referenza: The Serving Library.
  2. Fonte: “About”. The Serving Library. Link
  3. Inteso come spazio di produzione di un lavoro dall’inizio alla fine, contrapposto alla produzione frammenta­ta dell’editoria in larga scala. Fonte: Dexter Sinister.
  4. Ma differente dal punto di vista legale: The Serving Library si presenta con un nuovo nome principalmen­te per poter essere registrato come ente non-profit. Attual­mente, per un diverso funziona­mento dei fondi nei due paesi, The Ser­ving Library continua a essere sotto lo status non-profit negli Stati Uniti, mentre è invece registrato come società in Gran Bretagna.
  5. Il 6 marzo 2011, Bailey e Reinfurt invi­tano ironicamente i visitatori a festeggiare la chiusura dello spazio di Dexter Sinister e, allo stesso tempo, la sua riapertura come The Serving Library. Fonte: “Dexter Sinister closes, The Serving Library opens”. Dexter Sinister. Link
  6. Fredericksen, Eric. “The Serving Library”. Fillip, Fall 2009. Link
  7. “The Serving Library (April 1 – June 21, 2013)”. The End(s) of the Library. Link
  8. Kirk-Smith, Patrick. “Interview with The Serving Library’s Stuart Bertolotti-Bailey for Art in Liverpool”. Art in Liverpool, 7 settem­bre 2016. Link
  9. “The Serving Library. Tate Liverpool: Display. 7 November 2014 – 8 February 2015”. Tate. Link
  10. Lo stesso nome di The Serving Library deriva dalla volontà di diventare appunto una “serving library”, con­trapponendo la visione storicizzata di biblioteca come luogo di studio solitario a biblioteca come luogo di condivi­sione aperto e vivace. Su ordinazione di The Serving Library, nella sua cantina in Germ­ania Christoph Keller sta producendo un Black Whisky da servire nello spazio quando invec­chiato.
  11. Fonte: “Under section 402 of the not-for-profit corporation law”. The Serving Library. Link
  12. Stuart Bailey (The Serving Library), intervista di Irene Sgarro, e-mail, 5 dicembre 2016. In Sgarro, Irene. Publiversity. L’università come ambiente di sperimentazione editoriale. ISIA Urbino, Diploma Accademico di Secondo Livello in Comunicazione e De­sign per l’Editoria, A.A. 2015/2016. Pag. 71.
  13. Fonte: “Teaching”. The Serving Library.
  14. Living Books About Life è una collana di libri digitali in open access pubblicata da Open Humanities Press. I libri sono composti da una selezione di paper accademici aggregati sulla base di determinate discipline scientifiche e umanistiche riguardanti il concetto di vita. Referenza: Living Books About Life.
  15. Fonte: “Commu­nity”. Open Humanities Press.
  16. Fonte: “About”. Living Books About Life.
  17. Living Collections Catalogue è un progetto editoriale web-based dedicato alla ricerca accademica sulla collezione multidisciplinare del Walker Art Center. Ogni volume della collana sfrutta un sistema di rimandi multimediali per esplorare un preciso aspetto della collezione del museo. Il primo volume della collana è stato pubblicato nel 2014. Referenza: Living Collections Catalogue.
  18. Fonte: “Living Collections Catalogue”. Walker Art Center. Link

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